Grave compromissione dei diritti della minoranza curda in Turchia: il giudice riconosce la protezione sussidiaria

Gli era stato negato il riconoscimento di ogni forma di protezione internazionale o umanitaria dalla Commissione Territoriale nel 2013. Ma il cittadino in questione, turco di etnia curda, difeso dall’avv. Mario Angelelli, presidente di Progetto Diritti, aveva impugnato il provvedimento e, a Gennaio, la giudice del Tribunale di Roma – I sezione civile, dott.ssa Maria Speranza Ferrara gli ha riconosciuto la protezione sussidiaria.

Occorre rilevare come possa ritenersi persistente e attuale la condizione di timore e pericolo della popolazione turca di etnia curda ove si abbia riguardo non solo alle pressioni internazionali in favore dell’evoluzione democratica della Turchia ma soprattutto alla presenza di forti ostacoli culturali interni”, così la giudice motiva la sentenza. Fa riferimento a diverse fonti che testimoniano, nel corso del 2016, un inasprimento delle politiche di violenza e oppressione del governo turco contro il popolo curdo. Interi quartieri e città nel sud est del Paese sono stati distrutti e la popolazione privata dei diritti umani fondamentali, con centinaia di migliaia di persone sfollate e in fuga. Tale inasprimento ha interessato anche settori importanti della società civile turca, come il mondo accademico e chiunque si sia espresso a favore di una soluzione politica della questione curda. Senza contare gli attacchi turchi in Siria contro le forze curdo-siriane accusate di presunti legami con il PKK.

Dunque, la giudice si pronuncia riconoscendo che il cittadino curdo che chiede protezione alla Stato Italiano, correrebbe il rischio di subire in Turchia una minaccia grave derivante dalla violenza indiscriminata che caratterizza la situazione in corso.

La situazione di crescente insicurezza della Turchia, e la crescente oppressione nei confronti della popolazione curda, è in qualche modo certificata da questa e altre decisioni dei tribunali italiani, così come di altri Stati membri, che escludono la sussistenza di condizioni di tutela dei diritti umani e del rispetto delle libertà democratiche nel Paese guidato da Erdogan.

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