Poste Italiane vende le sue case ma sono vietate agli immigrati

Nel bando d’asta c’è l’esplicita richiesta come requisito di essere cittadini italiani. Esposto della Cgil contro la normativa “discriminatoria”. Anche perché dagli extracomunitari l’ente ha ricevuto finora oltre 50 milioni di euro per i rinnovi dei permessi di soggiorno

MILANO – Poste italiane mette all’asta le sue case: per tutti ma non per gli immigrati. E questa è la prima notizia. La seconda notizia è che gli stessi stranieri ai quali è negata la possibilità di acquistare un immobile sono in realtà per l’azienda di Stato una specie di pozzo di San Patrizio: o comunque un ottimo cliente, visto che — grazie alla pratica del rinnovo dei permessi di soggiorno — le fanno guadagnare 12,5 milioni all’anno. Il paradosso è contenuto nel disciplinare di gara adottato da Poste italiane (reperibile alla pagina web del sito www.poste.it ): il portale fornisce «informazioni e modalità sugli alloggi patrimoniali messi in vendita» dall’azienda guidata da Massimo Sarmi.                          Assieme alla pubblicazione degli avvisi per la cessione di 22 alloggi in una decina di comuni (Brescia, Bologna, Catanzaro, Novara, Milano, Ferrara, Padova, Vercelli, Verona) al punto 3 del regolamento che determina l’aggiudicazione è stabilito che coloro che intendono concorrere all’acquisto di un alloggio devono produrre il certificato di cittadinanza (italiana). In particolare — e sta qui il nodo della questione — si fa riferimento — per altro in modo improprio — “alle norme vigenti per non incorrere nella decadenza dal diritto all’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica…”. In sostanza Poste spiegano che “… i soggetti che hanno diritto all’acquisto… sono a) Persone fisiche in possesso dei requisiti previsti” da tali norme, “ed in particolare: cittadinanza italiana…”. 

Il cavillo, di fatto, sbarra la strada a centinaia di migliaia di immigrati che vivono in Italia e che non essendo in possesso della cittadinanza (ma solo del permesso di soggiorno) possono tranquillamente guardare alle case messe all’asta da Poste come una chimera. Peccato che questi stessi signori, per rinnovare i loro permessi di soggiorno, passino proprio dalle Poste. E versino un obolo di 30 euro per ogni domanda. 

 

Stando ai dati del Ministero dell’Interno, dal 2006, e cioè da quando l’azienda ha firmato la convezione con il governo per la gestione delle domande riguardanti il permesso, sono 1 milione e 673mila (fino a fine 2010) le pratiche inviate dagli immigrati. Ogni cittadino straniero che si presenta allo sportello per spedire la domanda sborsa 30 euro, vale a dire il prezzo di una assicurata. Il calcolo è subito fatto: in quattro anni le Poste hanno incassato più di 50 milioni, per l’esattezza 50.190.000 euro. 

Un bel gruzzolo, non c’è che dire. Per questo, a maggior ragione, quando la Cgil di Brescia (attraverso la fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo) e l’Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione) leggendo il regolamento del bando pubblico di Poste hanno scoperto che dalla vendita sono tagliati fuori proprio gli immigrati (comunitari e extracomunitari), sono sobbalzati. E hanno presentato una doppia denuncia parlando di «atto discriminatorio»: una a Poste italiane per chiedere di rivedere il disciplinare e modificarlo. L’altra all’ufficio nazionale anti-discriminazioni presso la Presidenza del consiglio dei ministri-dipartimento per le Pari opportunità.

Nell’esposto si sottolinea che Poste italiane — facendo riferimento alla normativa vigente per evitare la decadenza dal diritto all’assegnazione agli alloggi popolari — scivola — per dirla prosaicamente — su una buccia di banana. Lo dice la legge. L’articolo 9 del decreto legislativo 286/98 per quanto riguarda i cittadini di paesi non appartenenti all’Ue prevede infatti che il «cittadino straniero titolare del permesso di soggiorno ha diritto — tra le altre cose — a usufruire di beni e servizi a disposizione del pubblico… compreso l’accesso alla procedura per l’ottenimento di alloggi di edilizia residenziale pubblica… “.

E dunque? “E’ inaccettabile che le Poste neghino agli immigrati un diritto che la legge gli assegna — dice Damiano Galletti, segretario della Cgil di Brescia — . Per di più questo disciplinare ha il sapore amaro della beffa visto tutti il denaro che gli immigrati versano alle poste per rinnovare i permessi di soggiorno”. Gli fa eco Livio Neri, coordinatore dell’Asgi. Che aggiunge: “Se Poste non modificherà il regolamento ci attiveremo in ogni sede opportuna”. 

Per la cronaca e per chi fosse interessato all’acquisto degli alloggi. Trattasi di 22 appartamenti di media metratura; la base d’asta va da 23 mila euro per 90 metri a Catanzaro a 110 mila per la stessa superficie a Bologna. Le offerte devono essere presentate — a seconda degli immobili — entro i termini indicati nel bando (metà giugno, luglio o agosto). Dopodiché verrà espletata la gara. Ma solo per cittadini italiani.

 

 di PAOLO BERIZZI

fonte www.repubblica.it – 08.07.2011