Irregolari. Più sanzioni per chi li assume, ma il permesso di soggiorno rimane un miraggio

Solo chi è gravemente sfruttato, denuncia e collabora potrà mettersi in regola. Ecco cosa dice il decreto legislativo varato dal governo

Roma – 20 aprile 2012 – Arrivano sanzioni più dure  per chi assume immigrati irregolari, ma solo quanti di questi sono seriamente sfruttati, denunciano e collaborano con l’autorità giudiziaria potranno aspirare a un permesso di soggiorno. Per tutti gli altri la via obbligata rimane l’espulsione.

 

Lunedì scorso il governo ha varato uno schema di decreto legislativo per recepire una direttiva europea (2009/52/CE) sulle “norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare”. Leggendo il testo, sul quale ora Camera e Senato dovranno esprimere un parere, si capisce quanto sarà contenuto il suo impatto sulla vita di centinaia di migliaia di lavoratori stranieri “invisibili”.

In Italia dare lavoro a chi non ha un permesso di soggiorno valido è già un reato punito dal Testo unico sull’immigrazione con l’arresto da tre mesi a un anno e una multa di 5.000 euro per ogni lavoratore impiegato. A questo si aggiungono le sanzioni amministrative per la violazione degli obblighi retributivi e contributivi.

Lo schema di decreto prevede che chi è stato condannato (anche in via non definitiva) per questo reato non potrà far arrivare in Italia lavoratori stranieri con i flussi di ingresso. Inoltre, dovrà pagare una nuova multa pari al “costo medio di rimpatrio del lavoratore straniero assunto irregolarmente”, soldi che serviranno a finanziare i rimpatri, ma anche progetti per l’integrazione.

Il ministero del Lavoro dovrà effettuare controlli “adeguati ed efficaci” nei settori più a rischio (e c’è da chiedersi come si regolerà per il lavoro domestico) e riferire annualmente i risultati alla Commissione Europea. Quando verranno scoperti rapporti irregolari, si presupporrà fino a prova contraria che questi durano da “almeno tre mesi”, per calcolare differenze retributive, contributi e tasse da far versare al datore.

Il governo vuole poi introdurre un’aggravante per i casi di particolare sfruttamento di lavoratori stranieri irregolari. Le pene aumentano infatti da un terzo alla metà se i lavoratori sono più di tre, se sono minori con meno di sedici anni, o se sono sottoposti a “condizioni di grave pericolo”, tenendo conto delle “caratteristiche delle prestazioni da svolgere e delle condizioni di lavoro”.

Solo in questi ultimi casi, su proposta o con il parere favorevole della Procura, se il lavoratore denuncerà il datore e collaborerà durante il processo potrà ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Durerà sei mesi e sarà rinnovabile per un anno o più finchè si arriva alla fine del processo, ma potrà anche essere convertito in un permesso per lavoro se intanto il cittadino straniero trova un’altra occupazione, ovviamente regolare.

Se il decreto rimane così com’è (e i pareri del Parlamento comunque non saranno vincolanti) non assisteremo certo regolarizzazioni di massa. Il governo lo sa bene, come spiega nella relazione che accompagna il testo: il numero di permessi di soggiorno rilasciati ai lavoratori stranieri sfruttati, sostiene, “sarà nei fatti trascurabile”.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/52/CE che introduce norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare

Relazione illustrativa, relazione tecnica, ATN e AIR

Elvio Pasca