I nostri avvocati a Strasburgo per chiedere libertà per Öcalan

Da cinque anni gli attivisti curdi e gli amici del popolo curdo da tutta Europa tengono una veglia permanente di fronte al Consiglio d’Europa a Strasburgo, per chiedere la libertà del leader curdo Abdullah Öcalan e degli altri prigionieri e prigioniere politici/che in Turchia. Dal 9 all’11 ottobre a Strasburgo ci saranno anche i nostri avvocati Arturo Salerni e Mario Angelelli, tra i difensori di Öcalan in Italia. L’avv.Arturo Salerni faceva parte, unitamente all’avv. Luigi Saraceni e all’avv. Giuliano Pisapia, del collegio difensivo che ottenne l’asilo politico per il leader curdo da parte del Tribunale di Roma nel 1999.

Molti saranno gli incontri importanti per affrontare la questione della prigionia del leader del PKK e fare pressione affinché abbia fine la tortura cui è sottoposto da quasi 20 anni. Il gruppo di Strasburgo incontrerà, fra gli altri, il Comitato per la Prevenzione della Tortura-CPT del Consiglio d’Europa, che può visitare Öcalan senza nessuna autorizzazione, e la segreteria e i gruppi politici del Consiglio d’Europa.

Abdullah Öcalan, fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), ha guidato la lotta per i diritti dei curdi per molti anni. Dal 1999, quando fu sequestrato in Kenya, è prigioniero nell’isola carcere di Imrali in isolamento. Per oltre 10 anni è stato l’unico prigioniero sull’isola. Nonostante le condizioni terribili, Öcalan ha sempre lavorato per una soluzione pacifica dei conflitti in Medio Oriente, specialmente della questione curda. Nella Siria del Nord, il Rojava, persone ispirate dai suoi scritti hanno creato un sistema democratico multi­etnico, multi­religioso e rispettoso della parità di genere. Öcalan è diventato un simbolo di speranza per la pace e la democrazia in una regione tormentata.

Proprio in considerazione del suo ruolo chiave per la costruzione della pace e della democrazia in una regione tormentata, i nostri legali saranno presenti a Strasburgo nei prossimi giorni per fare pressione affinché le sue attuali condizioni carcerarie migliorino per arrivare alla sua libertà.

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