Commento dei difensori della sig.ra Amina

L’avv. Luca Santini e l’avv. Mario Angelelli, dell’associazione “Progetto Diritti”, difensori della sig.ra Sheikh Said Amina, a seguito della richiesta di archiviazione depositata in data odierna dal Pubblico Ministero sia in merito ai fatti discriminatori denunciati dalla propria assistita, che in merito al reato di resistenza a pubblico ufficiale ascritto alla sig.ra Amina, dichiarano quanto segue: «Nella richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero si dà atto di un comportamento non corretto da parte degli agenti che operarono la perquisizione  nei confronti della sig.ra Amina, e che addirittura si sono spinti fino a denunciarla, infondatamente, per il reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Il Pubblico Ministero ritiene però questi comportamenti non rilevanti dal punto di vista penale.  La difesa della sig.ra Amina ritiene comunque frettolosa l’inchiesta che ha portato alla richiesta di archiviazione, avverso la quale sarà proposta opposizione al Giudice per le Indagini Preliminari. Si chiederà al Gip di ascoltare le persone con le quali la sig.ra Amina ha interloquito durante la perquisizione e subito dopo  di assumere informazione innanzi tutto dalla stessa denunziante, che non è mai stata convocata dal Pubblico Ministero.

Il marito della sig.ra Amina ha confermato nel corso delle indagini di aver sentito la frase: “Questa negra è pazza. La faccio rinchiudere al centro di igiene mentale”. Il Pubblico Ministero ha ritenuto però che tale offesa fosse censurabile solo sul piano del costume e della cattiva educazione. E’ evidente invece, contrariamente a quanto sostenuto nella richiesta di archiviazione, che i fatti commessi dai pubblici ufficiali siano penalmente rilevanti e necessitino, quindi, di una piena risposta in sede processuale. Abbiamo comunque già predisposto una segnalazione cognizione del “Comitato Europeo per la prevenzione della tortura”, organismo istituito presso il Consiglio d’Europa con lo scopo di prevenire i trattamenti inumani e degradanti subiti dai detenuti o, in genere, dalle persone poste sotto la vigilanza delle forze dell’ordine».