Onu e Ue: stop respingimenti in Libia “Trattati in condizioni terrificanti”, La Repubblica, 21/09/2009

Appello all’Italia dell’Alto commissario per i rifugiati (Unchr) e dell’Ue
“Non esistono condizioni necessarie per garantire la protezione dei richiedenti asilo”

Onu e Ue: stop respingimenti in Libia “Trattati in condizioni terrificanti”

BRUXELLES – “Nelle carceri libiche i detenuti sono costretti a sopravvivere in condizioni terrificanti”. C’è un nuovo appello delle Nazioni Unite all’Italia per fermare i respingimenti di immigrati verso la Libia, nei confronti dei quali l’Alto commissario Onu per i rifugiati ha ribadito “forte riserve”. Sulla stessa linea il messaggio inviato dall’Ue: “Dobbiamo dimostrare ai libici che la situazione attuale è inaccettabile e non può perdurare” ha detto il vicepresidente della Commissione europea e commissario all’immigrazione, Jacques Barrot.

Dopo la denuncia delle politiche nei confronti degli immigrati che violano il diritto internazionale, l’Alto commissario Onu per i rifugiati (Unchr), Antonio Guterres, ha lanciato un allarme per il trattamento dei migranti che finiscono in Libia dopo essere stati respinti dall’Italia: per i clandestini non è garantita la protezione dei richiedenti asilo e le condizioni di detenzione sono definite “terrificanti”.

“La nostra posizione – ha detto Guterres rispondendo ai cronisti a margine del Consiglio dei ministri degli Interni Ue a Bruxelles – è molto chiara. Non pensiamo che in Libia esistano le condizioni necessarie per garantire la protezione dei richiedenti asilo”. “La situazione attuale non lo consente”, ha affermato ancora Guterres sottolineando che in Libia “ci sono condizioni di detenzione terrificanti”.

Rispondendo a chi gli chiedeva di commentare la proposta del premier italiano Silvio Berlusconi di creare un’agenzia europea che esamini le richieste di asilo, Guterres ha quindi ribadito: “L’Alto commissariato Onu lavora in Libia, seppur senza riconoscimento ufficiale e in condizioni molto difficili. E per questo – ha spiegato – possiamo permetterci di dire che la Libia, allo stato attuale, non può garantire una protezione adeguata ai rifugiati e ai richiedenti asilo”.

Alla domanda su cosa dovrebbe fare l’Italia, Guterres ha quindi ricordato quella che ha definito “la straordinaria, importante e positiva esperienza di Lampedusa. Speriamo – ha aggiunto – che questa esperienza venga rimessa pienamente in funzione”.

Nel corso della conferenza stampa congiunta, Jacques Barrot, che ha presentato al consiglio Ue dei ministri degli Interni il suo programma di ripartizione degli immigrati che hanno diritto d’asilo, ha quindi auspicato “l’aiuto dell’Alto commissariato” per far sì che la situazione dei richiedenti asilo in Libia cambi al più presto.

Il vicepresidente della Commissione Ue ha quindi ribadito la necessità e l’urgenza di una missione Ue in Libia: “Una cosa cui stiamo lavorando e per la quale stiamo preparando il terreno”, ha spiegato. Il commissario Ue ha quindi sottolineato come in Europa “serva una maggiore solidarietà tra tutti gli Stati membri” sul fronte dell’accoglienza dei rifugiati degli aventi diritto d’asilo.

Durante il consiglio odierno dei Ministri dell’interno dei ventisette, l’UE ha chiesto al governo italiano di “fornire assistenza” per facilitare il dialogo con la libia, per ora molto difficile, in modo da migliorare le condizioni dei richiedenti asilo nel paese nordafricano, con l’obiettivo di rendere possibile l’esame in loco delle domande dei richiedenti asilo.

Coloro che meritano la protezione internazionale potrebbero essere così separati dal flusso dei migranti clandestini per motivi economici, e accolti nei paesi dell’ue sulla base di programmi volontari di reinsediamento.

“Ho chiesto al governo italiano – ha spiegato Barrot alla fine del consiglio UE, questa sera a bruxelles – di aiutarci ad aprire un dialogo con la Libia, spiegando che sarebbe una fortuna per l’Italia e per l’Europa se ottenessimo dalla Libia che domande di asilo fossero esaminate sul loro territorio, ciò che eviterebbe discussioni e critiche” sui respingimenti.

Dal canto suio, il sottosegretario agli Interni, Francesco Nitto Palma – rispondendo alle accuse dell’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Antonio Guterres – ha affermato che l’italia non ha mai rinviato in Libia nessuno, ma ha solo “riconsegnato”. Nelle otto operazioni di respingimento in Mediterraneo (dal 6 maggio scorso in poi) nessuno dei 757 clandestini fermati ha mai chiesto asilo o protezione internazionale.

Ma la domanda che alcune forze politiche e numerose organizzazioni umanitarie pongono è questa: come fa il rappresentante del Governo a sostenere che nessun richiedente asilo politico è stato mai respinto se, come è evidentemente avvenuto in più occasioni, nessuna persona trovata in mare è stata mai messa in condizione di farlo?

Intanto sono sempre di più le storie raccolte da Human Right Watch di cittadini africani, in fuga dall’Eritrea, dalla Somalia, dall’Etiopia o dal Sudan e richiedenti asilo alla UE, che parlano di orrori vissuti nei campi di Misratah, Kufra o nel campo di Garaboulli, molto vicino a Tripoli, la capitale. Orrori perpetrati dalla polizia di Gheddafi, in conbutta con i trafficanti che controllano i trasporti dei migranti fino alla costa libica.