Progetto Diritti deposita il ricorso avverso il provvedimento governativo sulle impronte ai rom


L’associazione Progetto Diritti, iscritta nel registro delle organismi antidiscriminazione del Ministero delle pari opportunità, in collaborazione con l’associazione Giuristi Democratici, ha presentato oggi al Tribunale di Roma un ricorso contro l’ordinanza del governo relativa allo stato di emergenza riferito agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio della regione Lazio. Principale oggetto del ricorso, la nota vicenda del prelievo “di massa” presso le comunità nomadi delle impronte digitali anche nei confronti dei minori. 
Gli avvocati Adami, Angelelli, Antetomaso, Salerni – che difendono Progetto Diritti – evidenziano come l’ordinanza violi il diritto comunitario, in quanto pur non rivolgendosi in maniera diretta alle popolazioni rom e sinti, di fatto, si dirige in modo preponderante, dunque discriminandole, nei confronti di tali popolazioni. Si tratta dunque di una palese violazione del diritto alla non discriminazione.
Dunque non è legittimo ordinare il prelievo di massa delle impronte nei confronti di una comunità e, in particolare, dei bambini rom e sinti. Si tratta di un comportamento discriminatorio fondato sulla razza e l’origine etnica, vietato dall’articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e per di più un atto di discriminazione tra i cittadini dell’UE di origine rom o nomadi e gli altri cittadini, ai quali non viene richiesto di sottoporsi a tali procedure. Progetto Diritti chiede al Tribunale di ordinare all’Amministrazione di sospendere i rilievi fotodattiloscopici, nonchè il rilievo dell’orientamento religioso e dell’etnia, di rimettere la questione alla Corte di Giustizia Europea sulla compatibilità con il diritto comunitario il sottoporre ad una procedura di identificazione collettiva, con rilievi fotodattiloscopici, le persone, compresi i minori, che vivono nei c.d. “campi nomadi”.Se sia poi compatibile con le medesime norme il rilievo dell’orientamento religioso e dell’etnia, di ordinare la distruzione dei dati già raccolti, di condannare l’Amministrazione al risarcimento del danno.